Albano Carrisi, pieno d’ira perde ogni controllo e finisce nel sangue: “Li ho chiusi in una stanza e li ho menati”
Nessuno si aspetterebbe mai un Albano che fa a botte con qualcuno; beh. Il cantante di Cellino si è trovato in una situazione che lo ha messo con le spalle al muro.
Parliamo di un artista che nella vita di strada ne ha fatta. Il suo temperamento e la sua determinazione l’hanno caratterizzato fin da giovanissimo, quando decise di lasciare la sua amata Puglia per avventurarsi a Milano.
Gli anni in cui prese questa scelta, furono molto tormentati per la madre Yolanda, consapevole che in un periodo storico come quello che stava vivendo, non era semplice emigrare dal sud.
A parlarne è stato lui stesso al Corriere della Sera, dove ebbe l’occasione di raccontare il suo passato, facendo luce sulle difficoltà che ha avuto in passato per costruirsi la sua carriera.
Prima di raggiungere la vetta del successo, l’artista racconta di aver dovuto svolgere diversi lavori precari. L’uomo, che iniziò a lavorare come imbianchino rivela: “Dormivo in cantiere, in una stanza al pianterreno, alla luce di quattro candele. Ma non mi pagavano. Ero rimasto con mille lire”. Tuttavia, non si perse di certo di coraggio, neanche quando a seguito di diverse vessazioni racconta di essere stato coinvolto in una rissa, preso da un attacco d’ira.
Albano Carrisi perde il controllo e finisce nel sangue
Tra le diverse esperienze lavorative, Albano ricorda in particolar modo quella al ristorante Ferrari, vicino alla piazza del Duomo: “Mi misero a distribuire volantini fuori dal ristorante e poi a fare le pulizie. Imparai a preparare le pizze e il caffè…”. Un percorso di crescita che portava Albano a guadagnarsi da vivere, ma l’aspetto a cui doveva avere a che fare era un’altro: la discriminazione.
L’uomo di origini pugliesi infatti, è stato etichettato con la nomina di ‘terrone’, un dispregiativo molto forte in quegli anni. “Un giorno mi indicarono mentre salivo le scale trafelato pieno di pacchi”. “Per fortuna abbiamo lo schiavetto..”, disse un collega ad Albano. “Non ci ho visto più. Li ho chiusi in una stanza e li ho menati. E ho cambiato ristorante”.
Purtroppo questa fu solamente una delle esperienze di questo tipo. Successivamente infatti: “Andai al Dollaro. Ma litigai pure lì. Il figlio del padrone ama una ragazza, che però preferiva me. Lo sentii sibilare: ‘Questi terroni ci portano via le donne…’. Così me ne andai in fabbrica. Lavoravo e per resistere cantavo tutto il giorno. Mi dicevano: ‘Terrone piantala!’. E io: ‘goditela finché è gratis, perché tra poco per ascoltare la mia musica dovrai pagare“.