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PEC, non cascare nel tranello della posta elettronica certificata | È un attimo e ti trovi a sborsare 1.000€ per una distrazione

Posta elettronica
Il pulsante della Posta Elettronica su PC – ansa – lineadiretta24

Attenzione all’utilizzo della PEC, c’è un a trappola in vista se non stai attento. La storia di chi ora deve pagare mille euro.

Quanti dettagli, vantaggi e svantaggi si celano dietro quelle tre lettere. PEC, acronimo di Posta elettronica certificata, una particolare casella mail che si differenzia da tutte le altre in quanto trasforma un messaggio, un invio, un file alla stregua di una raccomandata con ricevuta di ritorno.

La PEC è garanzia di invio e consegna, ha valore legale, deve essere trattata in maniera differente dalle altre, perché altrimenti si rischia grosso. Se infatti al di là del suo valore legale, una PEC permette di chiedere una esaustiva ricevuta di consegna, consente la tracciabilità della casella mittente e con lei si ha ala certezza sulla destinazione dei messaggi. Di contro esistono degli svantaggi.

In primis la sua validità è limitata al territorio italiano: non è inclusa nel regolamento UE come specifica tecnologia di servizio autorevole, certificato sì ma non un servizio elettronico di recapito qualificato. Non solo.

L’identità del proprietario di un indirizzo PEC non è verificata, ha comunque il rischio di venir attaccata da Spyware e malware capaci di far danni molto più gravi che nelle altre poste eletroniche, proprio per il suo valore legale. Inoltre non vi sono opzioni gratuite, ma soprattutto comporta la necessità di monitorarla regolarmente per evitare il decorso di eventuali termini contenuti in un atto. Appunto.

Un errore madornale

Questo piccolo errore si è trasformato in un danno economico da mille euro per un 33enne torinese. Che, mai stato a Monza, si è visto recapitare ben due sanzioni da lì, ma non se n’è accorto. E ora dovrà sborsare secondo la legge, l’ammenda di mille euro. Perché?

Semplice, un tempo si ricevevano raccomandate simili ad alert con cui si veniva informati delle multe. Nell’era un po’ tech un po’ smart tutto avviene per via telematica, il che vuol dire che mentre se non guardiamo la nostra mail normale potrebbe non accaderci nulla di così clamoroso, nel caso della PEC si rischiano di non vedere le sanzioni. E in questo caso la sanzione era effettiva anche se la mail è stata visualizzata dopo molto tempo.
“Se avessi pagato subito sarebbero bastati 116 euro. Ma non ho visto la PEC, né segnalato chi fosse alla guida, così mi è stata fatta una seconda multa da 203 euro”. Così il giovane torinese al Corriere. Quella multa è cresciuta diventando grande: la prima sanzione è arrivata a 704,10 e la seconda a 403 euro.

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C’era una volta la Posta Prioritaria – ansa – lineadiretta24

Galeotta quella svista

Oltre il danno, la beffa: nel momento in cui il torinese scopre un altro errore: la multa in questione era di un conducente di BMW, che aveva la stessa sua targa eccezion fatta per un numero. “Ho provato a fare ricors – svela – ma l’avvocato mi ha risposto che a oggi posso contestare i vizi di forma della cartella esattoriale, non l’errore nella targa”.

Insomma il gioco non varrebbe la candela. Tutto per una semplice svista: che sia di insegnamento per tutti. Basta controllare la PEC tutti i giorni, alla fine non ci vuole granchè.