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Insulti, è ufficiale: da ora puoi usare le ‘parolacce legali’ | Addio sanzioni da 5.000€

Nuova riforma del Codice Penale - Lineadiretta24.it
Nuova riforma del Codice Penale – Lineadiretta24.it (Fonte Depositphotos)

Negli ultimi anni si è resa necessaria una nuova disciplina penale per l’uso delle parolacce. Adesso le puoi dire senza sanzioni.

Persino la giurisprudenza italiana ha dovuto adattarsi ai cambiamenti del quotidiano, avviando delle riforme che fossero sempre e comunque in tutela del cittadino e non sono. Al tempo stesso, questa ha cambiato anche l’approccio tra persone insieme al tipo di linguaggio che è lecito adoperare.

Non a caso, è stato richiesto un intervento circa alcune abitudini e consuetudini per molti italiani legate, appunto, alle “parolacce” alcune delle quali nel tempo sono diventate di uso comune, motivo per cui è intervenuta persino la Corte di Cassazione.

Gli italiani, dunque, possono fare un respiro di sollievo dato che da un punto di vista giuridico sono cambiate numerose cose e quindi sono venuti meno reali e persino sanzioni.

Ecco cosa cambierà da oggi in poi e quali reati sono stati riscritti in materia di parolacce.

Dire le parolacce non costituisce più reato

Ebbene sì, si tratta di una grande notizia che prevede da parte della giurisprudenza un approccio diverso alle parolacce, basti pensare che già nel 2016 l’ingiuria è stata depenalizzata nel Codice Penale, motivo per cui non costituisce reato.

Il tutto non finisce di certo qui, perché è stata rimodulata anche la diffamazione, la quale continua a costituire un reato punito con un’ammenda che va dai 200 ai 12.000 euro ma solo in alcuni casi specifici. In caso di parolacce, invece, bisogna entrare nel merito della questione e chiarire quando possono essere detto e quando costituiscono reato.

Norme Codice Penale per gli insulti - Lineadiretta24.it
Norme Codice Penale per gli insulti – Lineadiretta24.it (Fonte Depositphotos)

Ormai non devi pagare più se dici le parolacce

Ricordiamo che in caso di diffamazione bisogna procedere con la presentazione di formale querela presso i carabinieri, oppure, alla Procura della Repubblica di pertinenza, ma in questa deve essere spiegata nel migliore dei modi l’evento e spiegare perché ci si ritiene diffamati, motivo per cui si richiede l’intervento delle autorità.

Nel caso delle parolacce, ad esempio, la corte di cassazione ritiene che non sono più motivo di diffamazione parole come vaffanculo, rompipalle, cogli*** ed espressioni come “mi hai rotto i cogl***“. Queste espressioni se utilizzate all’interno di un contesto confidenziale assumono un significato completamente diverso a seconda della frase dove vengono impiegati, sulla base di tale motivazione la Corte di Cassazione ha ritenuto importante necessario rimodulare l’approccio alla diffamazione, specificando che queste costituiscono reato solo nel momento in cui vengono utilizzate in modo offensivo in un determinato contesto appunto diffamatori.