
“Pesce d’aprile”, diario di un amore che vince la malattia
L’amore, prima di tutto. Prima delle avversità del destino e dei trionfi di una carriera che sta prendendo il volo. La forza di rimanere uniti oltre i rovesci della sorte, oltre quello scherzo del destino che il primo aprile di sedici anni fa ha messo a dura prova la relazione di Cesare Bocci, attore e conduttore marchigiano, con Daniela Spada, sua compagna grafica pubblicitaria, proprio nei giorni che per ogni coppia dovrebbero essere i più felici, quelli in cui stava venendo al mondo la loro prima bimba, Mia.
“Pesce d’aprile. Lo Scherzo del destino che ci ha reso più forti“ (edito da Sperling&Kupfer) è un libro che riempie l’anima e scalda il cuore, un messaggio di speranza per tutte quelle persone che si trovano a dover combattere contro un’ improvvisa malattia all’apparenza invincibile, racchiuso in un diario scritto a quattro mani da una coppia capace di vincere l’infamia di un ictus improvviso. Duecento pagine in cui mischiare vita quotidiana e riflessioni, le proprietà benefiche di un farmaco da non sottovalutare, come l’ironia, e il coraggio non scontato della sfrontatezza.
La prima domenica a casa dopo il parto con la piccola Mia che aspetta di essere allattata, poi un improvviso dolore per Daniela che cancella il presente ed il passato. Quel forte mal di testa che segna l’inizio del calvario. La neo mamma si risveglierà dal coma dopo venti giorni per ritrovarsi all’inizio di un incubo ancora più grande, il lungo percorso di riabilitazione: di fronte a lei, la prospettiva spaventosa che non potesse più parlare né camminare, l’insensatezza di quell’embolo che ha deciso di scoppiare proprio nel cervelletto, mescolando le carte nella vita, nella testa e nel corpo della donna. «Non camminerà più», avverte il dottore. «Certo che lo farà!» risponde il suo compagno Cesare, il volto televisivo di Mimì Augello nella fiction di Rai 1 Il Commissario Montalbano. Anni di lotta. La medicina alle prese con l’inefficacia delle strutture sanitarie deboli e la meraviglia dei medici capaci di ricominciare dal cuore dei malati, “perché per guarire bisogna partire prima dal vissuto di ciascuno di noi. Ogni paziente è prima di tutto una persona” racconta Cesare.
Oggi Daniela ha ripreso in mano le sue passioni, ha inventato un nuovo mestiere, aprendo una scuola di cucina a Roma e, accanto al suo uomo, racconta al pubblico che farcela è possibile. Con la dignità limpida negli occhi e le mani sempre intrecciate a quelle del compagno che, sorreggendola sulle gambe ancora tremanti, la accompagna a sedersi nel corso delle presentazioni del loro diario in giro per l’Italia.
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Twitter: @EvaElisabetta
Credits foto: Vanityfair.it